Pier Domenico Giani è nato il 9
marzo 1938 a Vercelli, dove attualmente abita. Scopre la sua vena artistica
lavorando nel laboratorio di argentiere del padre Pietro. Si rende conto ben
presto che il cesello a sbalzo non è solamente un'espressione artigianale ma
si avvicina molto all'arte. Decide di approfondirne la conoscenza
frequentando dal 1950 al 1960 l'Istituto di Belle Arti a Vercelli, dove si
diploma sotto la guida del Maestro Ulderico Nicolello. Lavora quindi con
entusiasmo e fantasia, partecipa a mostre di carattere nazionale ottenendo
larghi consensi e attestati di merito. I consensi critici lo incoraggiano;
nel 1963 allestisce la sua prima personale di Cesello a sbalzo alla Galleria
De Grandi di Vigevano, seguita da altre che sempre hanno dato al Giani
soddisfazioni e successo. Nonostante ciò, un lungo periodo di
insoddisfazione lo porta dal cesello a sbalzo alla scultura modellata su
creta. Ritorna all'Istituto di Belle Arti di Vercelli dove si diploma con
ottimi risultati nella sezione scultura sotto la guida del professor Conti.
Sente però ancora, sia nel cesello a sbalzo che nella scultura, un limite ad
esprimersi interamente. Matura in lui l'amore per la pittura che lo riporta
all'Istituto di Belle Arti a Vercelli, diplomandosi in pittura e decorazione
guidato dai professori Vertice, Cerallo e Roncarolo. Nel 1972 tiene a
Vercelli la sua prima personale di pittura; una strada, questa, che non
abbandonerà più. Uno dei suoi momenti magici è racchiuso in una serie di
opere partorite in un'unica tonalità di colore "Il tempo del verde"; verde
era, in quel periodo, il filtro con cui guardava le sue case, i suoi
ritratti. Pier Domenico Giani ama la pittura, la considera un'ideale
affascinante, connaturato alla sua personalità, degno delle energie migliori
e delle vere tensioni interiori. Da un precedente monocolore e quasi
assoluto monocromatismo con il prevalere di spunti di verde, perviene ad una
più raffinata modulazione della propria tavolozza che si arricchisce di
tante tinte e toni nuovi. Nel 1980 aggiunge all'interpretazione del
paesaggio, alla raffigurazione delle nature morte, l'esperienza della
figura. Figure ora scavate, quasi scultoree, addolcite talvolta, come lo è
poeticamente, con la figura di donna dallo sfondo contrastante. Nei suoi
volti si rispecchia il groviglio di incertezze, sofferenze, incomprensioni
che formano il contesto dell'uomo d'oggi. |
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